Il linguaggio del corpo nella menzogna

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita
incontrerai tante maschere e pochi volti”. (Luigi Pirandello)
IL LINGUAGGIO DEL CORPO NELLA MENZOGNA

IL LINGUAGGIO DEL CORPO NELLA MENZOGNA

In una delle opere letterarie giapponesi più importanti leggiamo: “Cammina con una persona integerrima per un chilometro e ti racconterà almeno sette bugie”.  (Yanamoto Tsunetomo, Hagakure)

Non sappiamo se sia effettivamente così ma quel che è certo è che lo psicologo americano Robert S. Feldman ha dimostrato, in uno studio condotto nel 2002 (1), che le persone mentono in media tre volte ogni dieci minuti di conversazione e lo fanno, peraltro, senza che vi sia alcuna motivazione per mentire. 

Che ci piaccia o no ammetterlo, tutti mentiamo perché mentire non è affatto un’eccezione o una prerogativa delle persone spregevoli come ci farebbe comodo credere. Basti pensare che anche il semplice ingigantire un racconto oppure edulcorare o nascondere una verità sono, di fatto, mentire.

 

“Una mezza verità è una bugia intera” (Proverbio)

 

CHE COS’È LA MENZOGNA?

Esistono moltissime tipologie di bugie ma, per i nostri fini, ci limiteremo a quelle che il sociologo canadese Erving Goffman (2) chiamava “menzogne sfacciate”, quelle “per le quali può esistere la prova indiscutibile che chi le ha dette sapeva di mentire e l’ha fatto volontariamente”.

Esistono due modi principali di mentire: dissimulare e falsificare. Nella dissimulazione chi mente nasconde delle informazioni senza dire nulla di falso. Chi falsifica si spinge oltre: non solo l’informazione vera è taciuta ma viene presentata un’informazione falsa come se fosse vera.

Secondo la definizione dello psicologo Paul Ekman (3), nella menzogna “una persona intende trarre in inganno un’altra deliberatamente, senza avvertire delle sue intenzioni e senza che il destinatario dell’inganno gliel’abbia esplicitamente chiesto” (p. 16). 

Le tre condizioni che caratterizzano la menzogna sono: 

 

  1. la falsità del contenuto di ciò che si comunica; 
  2. la consapevolezza dell’autore di tale falsità; 
  3. l’intenzione di ingannare l’interlocutorein modo che questi assuma false credenze sullo stato delle cose o che gli sia impedito di conoscere la verità. 

 

Dopo questa doverosa premessa veniamo all’argomento che più ci interessa: 

 

È POSSIBILE CAPIRE SE QUALCUNO CI STA MENTENDO?

È bene comprendere che non si tratta di un’abilità innata e che non è affatto una cosa semplice come ad alcuni può sembrare. 

Se vi sentite dei Cal Lightman in erba solo perché avete visto tutti gli episodi di Lie to Me rivalutate questa vostra convinzione ma non vi scoraggiate poiché con lo studio e l’esercizio tutto è possibile.

Sebbene molte persone si credano capaci di riconoscere le menzogne, in realtà, diversi studi dimostrano che, pochissime sono capaci di ottenere risultati migliori del semplice “tirare a caso” (4).

Ma non disperate perché la ricerca psicologica, fisiologica ed etologica ha suggerito che l’essere umano tende a modificare la comunicazione verbale e non verbale quando mente e, perfezionando le nostre modalità di osservazione, possiamo aumentare le probabilità di capire se una persona ci mente.

Quando si mente sapendo di mentire ci si trova in una situazione conflittuale e avviene ciò che Morris (5) definisce “scissione forzata tra pensiero e azioni”, un conflitto tra ciò che si cerca di nascondere e ciò che naturalmente tenta di uscire allo scoperto. Questo conflitto (per nostra fortuna o sfortuna), in colui che mente, traspare: nel volto, in quelle che chiamiamo “microespressioni”; nel corpo attraverso la comunicazione non verbale; nella voce con la gamma dei suoni che fanno parte del linguaggio paraverbale.

Prima di osservare il comportamento non verbale andrebbe prestata attenzione al comportamento verbale in particolare alle generalizzazioni linguistiche (sempre, mai, tutto, ogni), che potremmo definire “l’anticamera verbale della menzogna”, così come alle spersonalizzazioni (per esempio “dicono che…”).

 

IL COMPORTAMENTO NON VERBALE DEL BUGIARDO

I segnali non verbali che ci interessano sono: le microespressioni facciali, la cinesica (gesti e posture), il linguaggio paraverbale.

 

Le microespressioni sono delle espressioni di mimica facciale, che si producono come manifestazione di un’emozione, ma di brevissima durata (un venticinquesimo di secondo). Sono utilissime per l’individuazione delle bugie poiché, essendo involontarie, non possono essere nascoste né mascherate in modo assoluto ma sono quasi impossibili da rilevare per l’occhio umano se non si è ben addestrati a farlo. Fino ad ora sono state catalogate più di 10.000 espressioni facciali diverse e 7 microespressioni di base. Il modo migliore per dissimulare un’emozione è mettersi una maschera e la miglior maschera è un’emozione finta. Quella usata più spesso è il sorriso in quanto esso controbilancia tutta la gamma di emozioni negative come paura, rabbia, dolore, disgusto, etc. Il sorriso utilizzato per coprire un’altra emozione tuttavia non riuscirà a coprire i segni dell’emozione autentica. Il sorriso falso cerca di far credere che si stanno provando sentimenti positivi e piacevoli. Esistono circa 50 tipi di sorriso ed è l’unico sorriso che mente. Ci sono vari indizi per distinguere il sorriso falso. Innanzitutto è asimmetrico; non è accompagnato dall’azione dei muscoli intorno agli occhi (non sono presenti il sollevamento delle guance, le borse sotto gli occhi, le zampe di gallina o il lieve abbassamento delle sopracciglia che compaiono invece nel sorriso autentico); copre solo le azioni della parte inferiore del viso.

 

“Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni” (Shakespeare)

GLI OCCHI DEI BUGIARDI:

chi sta mentendo può muovere rapidamente gli occhi verso destra e sinistra come a voler cercare una via di fuga; può fissare negli occhi l’altro (il bugiardo può sforzarsi di mantenere un contato visivo fisso con gli occhi del suo interlocutore nel tentativo di controllare se la menzogna sta funzionando e di manipolare sembrando più credibile).

 

Per quanto riguarda la cinesica vi sono dei lapsus gestuali tipici, che riflettono sempre scariche di tensione, come i “toccamenti” (per esempio toccarsi il viso con la mano, sfregarsi il naso, etc.). Altro indizio caratteristico è il coprirsi il volto (per esempio portarsi la mano davanti alla bocca). 

Le scariche di tensione trovano una “via d’uscita” anche attraverso il canale vocale e tutto ciò che ha a che fare con la paralinguistica (per esempio schiarirsi la voce, raschiarsi la gola, tossire). Bisogna prestare attenzione anche agli “inciampi verbali” (per esempio un “ehm… ehm”) e alle ripetizioni (per esempio ripetere la domanda) che rappresentano sostanzialmente una strategia per prendere tempo.

Non va trascurato il fatto che il bugiardo tende a stare sulla difensiva e quindi laddove chi dice la verità reagisce offendendosi il bugiardo può reagire arrabbiandosi. 

Altri indizi importanti riguardano il campo della prossemica (che riguarda l’uso che gli individui fanno dello spazio sociale e personale). Chi mente tende a mettere distanza fisica e quindi a indietreggiare.

MANEGGIARE CON CURA!

Non bisogna cadere in ciò che Ekman chiama “l’errore di Pinocchio” intendendo con ciò il fatto che non dobbiamo cercare dei segnali inconfondibili della bugia perché nella realtà non esiste un rivelatore assoluto come l’allungamento del naso in Pinocchio che tutti conosciamo fin dall’infanzia. Possiamo però prestare attenzione a tutta una serie di indicatori, da contestualizzare sempre, che messi insieme non sono una prova inconfutabile ma rappresentano indizi forti e concordanti. E come scriveva Agatha Christie: “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova”,

 

BIBLIOGRAFIA

 

  1. R. S. Feldman, J. A. Forrest, and B. R. Happ (2002). “Self-presentation and Verbal Deception: Do Self-presenters Lie More?” Basic and Applied Social Psychology, 24 (2002): 163–170.
  2. E. Goffman (1969). La vita quotidiana come rappresentazione. Bologna, Il Mulino, p. 59.
  3. P. Ekman (2011). I volti della menzogna. Firenze, Giunti Editori.
  4. C. R. Bartol and A. M. Bartol (2004). Introduction to Forensic Psychology. Sage.
  5. D. Morris (1982). L’uomo e i suoi gesti. Milano, Mondadori.

Dr. MATTEO SINATTI

Dr. Psicologia - Ipnotista, Esperto in Linguaggio del cambiamento.
Coach in Ipnosi Conversazionale - Persuasione Avanzata e Difesa Verbale
Self Hypnosis Producer

THINK SMART - TALK DIFFERENT

Dott. Matteo Sinatti

Matteo Sinatti è Dr in Psicologia, Ipnotista, Autore di 4 Libri.

Contestualmente alla relazione d’aiuto ha da sempre svolto attività di formazione, Coaching e Mentoring in ambito aziendale (10 anni di esperienza).

Coach - Senior Trainer presso Stratos SpA- Alta Consulenza di Direzione e Management
Ha sviluppato un programma di successo di Autoipnosi calibrato inizialmente per sportivi e poi esteso alla crescita personale (Hypno Meditation Program).
Ha creato un Modello di Persuasione Integrato che include sinergicamente: Ipnosi Conversazionale, PNL, Tecniche di Negoziazione e CNV: Comunicazione Non Violenta. Da questa integrazione è nato un Modello di Autodifesa Verbale con lo scopo di accrescere autostima, credibilità, carisma e gestione di obiezioni.
Collabora con diverse società sportive come Mental Coach, tra cui Arezzo Calcio, San Giovannese Calcio.
E' formatore ufficiale Arbitri Italia

Dal 2016, i clienti più importanti sono stati:

Hawaii, Apple, Samsung, Mediaworld, Whirlpool, Mitsubishi, Indesit, Sisal. Associazione Ingegneri Siena, Collegio Geometri Siena, CNA, Confartigianato, Rotary Club, Studio Odontoiatrico Associato (AR), Studio Odontoiatrico Ricci (FI), Gfi Telefonia (AR).

Referenze

Dott. Matteo Sinatti
Dott. Matteo Sinatti - Psicologo, ipnotista in Valdarno

Esperto in consulenza psicologica per adulti, coppie e adolescenti. Senior Trainer, Professional Coach (sport, management)

Riceve a Bucine (AR), Montevarchi (AR), Milano. Skype

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